Un compleanno indimenticabile per Tadej Pogačar. Nella prova in linea ai Mondiali di Zurigo, l’atleta sloveno classe ‘98 (21 settembre) ha messo a segno un altro colpo da maestro in una stagione che, Vuelta a parte (vinta da un altro sloveno, Primož Roglič) lo ha visto trionfare nelle Strade Bianche, alla Liegi-Bastogne-Liegi, al Giro d’Italia e al Tour de France (unico di sempre a realizzare il poker nello stesso anno) con una naturalezza da far quasi paura se non fosse che quell’atleta dal viso d’angelo e gli occhi di falco è un ragazzo come tutti gli altri; uno di quelli che non sente la sveglia la mattina della gara (il Mondiale, ndr): «La prima volta l’ho spenta, la seconda anche, la terza non me la ricordo. A tirarmi giù dal letto ci ha pensato il mio compagno di stanza Tratnik».
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Una "stupidaggine" lunga 100 km
Una stupidaggine. Così l'ha definita Pogačar. Si riferisce alla sua fuga solitaria di 100 km che gli ha consegnato la maglia iridata, l’unica che mancava a completare (per ora) un'annata clamorosa: «Ho fatto una stupidaggine, di quelle che quando te ne accorgi è tardi per rimediare: non si scatta da soli a 100 chilometri dal traguardo di una corsa ciclistica, figuriamoci del Mondiale».
Facile a dirsi, più difficile a farsi. Specie se ti chiami Tadej Pogačar e hai cominciato la stagione con una fuga solitaria di 80 km alle Strade Bianche, non proprio facilissima come terreno su cui fare follie. Ad inizio stagione tra l'altro. Ma Pogi è così: a cuore aperto. Ha rispetto per il gruppo ma anche per sé stesso, a tal punto da infrangere quelle regole non scritte che caratterizzano ogni corsa ciclistica degna di questo nome. Le gambe giravano più degli avversari, così ha seguito l'istinto e ci ha provato; "per vedere da vicino l’effetto che fa" (citando Enzo Jannacci).
E l'effetto è stato devastante, perché nessuno se lo aspettava un attacco così. A maggior ragione in una fase di gara dove tutti si stavano ancora studiando. Tattiche. Troppe, forse, per uno come Pogačar che quando la testa gli ha detto “vai” si è alzato sui pedali come se dovesse scappare da qualcuno; van Der Poel e Remco Evenepoel non ci volevano credere: «È impazzito? Così salterà». E invece no. Il marziano verde ha impiegato une ventina di chilometri per riprendere il gruppetto di testa aiutato dal suo compagno di nazionale (e di stanza) Tratnik: «Faticavo io - ha detto lo sloveno - ma sapevo che stavano faticando anche gli altri dietro».
Quando mancavano poco più di 51 km Tadej Pogačar è rimasto da solo, come capita ai numeri primi. Fino all’arrivo. Le lacrime, un urlo liberatorio, gli inchini. Un’impresa epica, perfino per uno come lui che questa maglia, da bambino, “non riusciva nemmeno a sognarla”. Sabato 12 ottobre si correrà il Giro di Lombardia e Pogačar sarà ancora l’uomo da battere.
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Evenepoel alza bandiera bianca
I Mondiali di Zurigo dovevano essere una faccenda a due tra Remco Evenepoel e Tadej Pogačar. E invece è stato un monologo sloveno, perché il due volte oro olimpico a Parigi 2024 si è ritrovato a far parte di un gruppetto di inseguitori non molto coeso, arrivando solo quinto: «Prima che scattasse sentivo che avevamo le cose sotto controllo, così ho detto a Tiesj (Benoot, compagno di squadra ndr) che se fossimo riusciti a mantenerlo per circa un minuto o 50 secondi sarebbe stato fantastico. Lo sarebbe stata anche una medaglia, ma non avrebbe cambiato la mia carriera. Ci abbiamo provato con tutte le nostre forze ma oggi non c’era nulla da fare con questo Tadej. Era in giornata di grazia, ha pedalato veloce quanto noi dietro, quindi se lo è meritato. Basta guardare la sua stagione».
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Ben O’Connor e van der Poel sul podio
A far compagnia a Tadej Pogačar sul podio dei Mondiali di Zurigo anche l’australiano Ben O'Connor e l’olandese Mathieu van der Poel, entrambi con sensazioni opposte: «Con quell’attacco a 100 km dalla fine pensavo stesse sprecando le sue possibilità - ha detto il Campione del Mondo 2023 in conferenza stampa - ma oggi Pogi era su un piano diverso. Non è facile descrivere quanto sia forte. Sono abbastanza sicuro che se lo chiedete a Tadej vi risponderà che quell'attacco non era il suo piano. Quando è andato via non pensavo che ce l'avrebbe fatta, ma ci ha dimostrato che ci sbagliavamo tutti. Per quanto mi riguarda ho fatto una delle mie migliori prestazioni di sempre, quindi posso essere molto contento. C'era solo un corridore che era eccezionale, e a parte lui, stavo quasi correndo per il titolo mondiale. Quindi la mia medaglia di bronzo vale tanto. Il mio obiettivo principale rimane lo stesso: Fiandre e Roubaix. Lì c’è il mio cuore e non voglio rinunciarci per provare a vincere Liegi o Lombardia».
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Una medaglia d'argento dal valore enorme
La medaglia d'argento conquistata dall’australiano Ben O'Connor, pesa in modo particolare. Ai Mondiali di Zurigo, infatti, il corridore nato a Perth ha coronato una stagione superba che ha incluso un quarto posto al Giro d’Italia e un secondo posto alla Vuelta: «Arrivare secondi è stato un risultato enorme, per me e per la squadra australiana; e arriva nel momento perfetto. Quest’anno ho gareggiato bene, quindi sono molto felice e orgoglioso di essere in ottima compagnia su questo podio. Tadej ha la maglia iridata, ma il secondo posto è un risultato di livello mondiale per me. Ora è il momento di riposare prima di pensare al 2025».
E a proposito della nuova stagione, Ben O’Connor non vestirà più la maglia del Decathlon-AG2R. All’arrivo dei Mondiali, infatti, non è passato inosservato l’abbraccio tra il ciclista australiano e un raggiante Gerry Ryan, proprietario del team Jayco-AlUla e sostenitore di lunga data del ciclismo “verde e oro”, che non ha nascosto la sua felicità nel vedere O’Connor andare sul podio e l’Australia in cima alla classifica delle medaglie, con un pensiero alla nuova stagione che lo vedrà nel roster di atleti Jayco-AlUla.
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La sella di Tadej Pogačar su bike-room.com
Oltre alla bici di Ben O’Connor del Tour de France 2023 - BMC Teammachine SLR Masterpiece Limited Edition - su bike-room.com è disponibile anche la sella di Tadej Pogačar con la quale ha pedalato e vinto il Tour de France 2024. Si tratta della Prologo Nago R4 147 Limited Edition (colori giallo e nero), un prodotto nato nel 2018 su richiesta del team di professionisti supportati da Prologo e perfezionato grazie ai test “Pressure Map MyOwn" per soddisfare le esigenze di tutti i ciclisti alla ricerca delle massime prestazioni e del massimo comfort; anche per pedalate di molte ore.
Dalle dimensioni compatte (lunghezza 245 mm e forma T-shape, con un centro anatomico leggermente avanzato), la Prologo Nago R4 Limited Edition offre una buona libertà di movimento in sella e massimizza l’efficacia della pedalata in tutte le posizioni. La forma ergonomica semi tonda, inoltre, la rende la scelta perfetta per quei ciclisti che hanno una flessibilità media in termini di rotazione del bacino.